> alcune recenzioni





SEGNO CINEMA luglio 2002
Dopo aver resistito per anni, anche la straordinaria vetrina sul cortometraggio di Clermont Ferrand ha aperto i battenti al cinema digitale, creando una sezione “Brèves Digitales”. Nessun premio per l’italiano SEM TERRA /SENZA TERRA di Meneghetti & Pandimiglio, affascinante documentario che gioca sul l’abile confine tra realtà e finzione e che racconta la storia di un uomo che ha vissuto in giro per il mondo, attraverso le dichiarazioni delle sue due mogli e delle persone che lo hanno conosciuto. Dentro lo sguardo dagli occhi azzurri dell’uomo ormai anziano, amato, desiderato, sempre in fuga si racchiude la sua vita, la sua capacità di recitare e reinterpretare un ruolo. Anna Di Martino

IL MANIFESTO 14 luglio 2001
Appuntamento al Sacher 
 (…) Nella cifra del documentarismo più libero che è insieme ricerca di un linguaggio e di un nuovo senso al cinema politico, si muove Sem terra-Senza terra firmato con lucida intensità da César Meneghetti e Elisabetta Pandimiglio, la storia a tre voci di un anziano signore nato da genitori italiani su una nave che li portava in America, tornato con la guerra in Italia, e dopo una ferita rimasto senza parole, con la confusione linguistica e di identità di chi non appartiene (e non per scelta) a nessun luogo. Alle interviste con le due donne della sua vita, la moglie brasiliana e la compagna italiana, si alternano frammenti del Brasile oggi, le favelas, quel paese che come dice l'anziana signora "vivere se sei povero è quasi impossibile". E ancora le manifestazioni dei senza terra, attualità bruciante a pochi giorni dal G8 (totalmente assente nei lavori visti), porta aperta sui concetti di globalizzazione, movimenti nel mondo, radicalità, bisogno di esplorare il mondo con la sensibilità di chi prova a pensare l'immagine con un'arma di conoscenza e al tempo stesso di emozione. Sem terra racconta così la memoria degli emigranti italiani che sognavano l'America e che spesso hanno trovato solo altra miseria e umiliazioni. Dice di vecchie culture contadine, sogni ormai sbiaditi, e insieme traccia in questi intrecci di esistenze affinità con il tempo contemporaneo di chi oggi emigra o fugge o vive nel proprio paese da marginale. Sono storie di esclusioni globalizzate, e per questo preziose chiavi di accesso contro gli slogan di tutte le politiche che vogliono solo chiudere i confini e contro quelle paure rese archetipi nel rapporto con gli altri. E in questo patrimonio collettivo dei sem terra dentro e fuori il paese d'origine c'è anche una riflessione sulle potenzialità del cinema e sui suoi mezzi, sulla critica che può essere bruciante commozione, e per questo coinvolgere. Senza trucchi però. Soltanto con uno sguardo che sa essere consapevole e generoso, che non vuole fare lezioni ma parlare. Con amore e sensibilità. Cristina Piccino - ROMA

LA REPUBBLICA 16 luglio 2001
(…) Ma il direttore-selezionatore-giurato unico non fa mistero del criterio che lo guida, e che lo determina a fare tutto da sé. Non mi interessano tanto la professionalità già formata, il perfezionismo della confezione. Mi interessa invece, magari dentro un contenitore imperfetto, chi ha qualcosa da dire. Esempi come la coppia Meneghetti-Pandimiglio che in Sem terra senza terra ripercorre (in 12 minuti) la straordinaria vicenda di un uomo nato 84 anni fa a bordo di un bastimento di emigranti diretto in Brasile e che tutta la sua vita l’ha poi vissuta tra due patrie e due famiglie ma in realtà – fratello del protagonista del film di Tornatore e del testo di Baricco al quale si ispirava – inseguendo quelle sue non-radici rimaste in mezzo all’oceano. Paolo D’Agostini

KATAWEB CINEMA 21 luglio 2001
(…) Alla sperimentazione può essere accostato anche Sem terra di Elisabetta Pandimiglio e Cesar Meneghetti che prendendo spunto da la storia vera di un uomo nato all’interno di una nave di emigranti in mezzo all’oceano e per questo destinato a non mettere radici in nessun luogo, ampliano il discorso a tutto il movimento dei "senza terra". Un tema attuale (vedi i temi del G8) che i due registi confezionano, utilizzando formati e materiali diversi che caratterizzano visivamente un’opera di ricerca, dal forte impatto visivo, simbolico, ma, soprattutto, politico. Altrettanto "politico", può essere considerato il Sacher Festival che ha il merito, come, d’altronde, tutti i Festival di cortometraggi, di rendere visibile l’invisibile. Guido Barcucci

(…) Ancor meno cittadino del mondo è l'uomo nato sull'oceano tra l'Italia e il Brasile. Sem terra senza terra affronta il tema dell'apolide, di colui che non avendo una nazionalità non ha nemmeno un'identità. Perché questo è il mondo dei passaporti, veri o falsi che siano. Al nostro antieroe manca la parola perché chi è senza terra non ha più diritto a far sentire la propria voce. E poi, a chi rivolgersi quando i pochi che muovono i fili sono talmente lontani e protetti da enormi eserciti da non accorgersi dell'esistenza dei tanti? Mazzino Montinari

Sem terra senza terra: il corto più toccante narrato in coppia da un a scrittrice italiana e un "videoartista" brasiliano. Un racconto a due voci, ispirato liberamente ad una storia vera, narrato da due donne che, senza rancore, si sono divise lo stesso amore per lo stesso uomo. Oppure la storia di un uomo, nato nel mare, e rimasto fatalmente senza terra per tutta la vita, nomade tra due terre e due donne lontane. Le immagini alternano con efficacia il privato e il pubblico ( le manifestazioni, la guerra), mentre la conclusione spetta all’anziana donna brasiliana : "La vita è come un romanzo a cui manca l’ultima pagina".* * * *  Stefania Bassi (13 luglio 2001)

WHAT’S ON:  Landless at Rio Cinema 7/13 September 2001
LATIN AMERICAN FILM FESTIVAL IN LONDON. LANDLESS is an intriguing documentary telling the tale of a practicing bigamist. Born at sea, with one wife in Brazil and another in Italy, he is truly a nomad -- scurrying from family to family, land to land. Directors Cesar Meneghetti and Elisabetta Pandimiglio adeptly intertwine this tale with scenes of protests and discontent in Brazil amongst the landless men and women. Reviewed by Vania Recchi

O Melhor da TV CULTURA  24 e 28 de outubro 2001
ZOOM destaca estes trabalhos que têm em comum o fato de abordarem, de alguma forma, a questão do tempo. Em Sem Terra, de César Meneghetti e Elisabetta Pandimiglio, o vídeo retrata a história de um homem que nasceu num navio, no meio do mar. No contexto, a crítica social relacionando a chegada dos imigrantes italianos no início do século passado, e os sem-terra brasileiros.



Il GAZZETTINO di VENEZIA 28 ottobre 2001
VIDEOFESTIVAL, ECCO I VINCITORI.
Nella sezioni documentari, ha vinto una coppia di autori e registi, formata da Elisabetta Pandimiglio e César Meneghetti, un filmato avvincente che va al di là della testimonianza storica della migrazione italiana del secolo scorso in sud America, e arriva così a creare, nel documentario, una sorta di breve ma appassionante romanzo, che racconta di un uomo, e del suo senso di identità, diviso tra vecchio e nuovo continente.

Il TIRRENO 11 novembre 2001
(…) E siamo infine alla sezione «Documentari» del Festival Visionaria, dove ha vinto «Sem Terra» (Senza terra) del brasiliano César Meneghetti e della romana Elisabetta Pandimiglio. «Sem terra» è quasi un docu-drama, un documentario che si rifà ad una storia vera per raccontare di un uomo nato in mezzo al mare, su una nave che portava emigrati italiani in America ma finita invece in Brasile. Una donna brasiliana ed una veneta raccontano del rapporto avuto con quest’uomo, un anziano dallo sguardo perso e incapace di parlare che è rimasto comunque «senza terra», come tanti altri milioni di brasiliani, molti dei quali hanno ancora cognomi italiani. «Sem terra» - grande ritmo, inquadrature mai scontate, una padronanza di mezzi e linguaggio ormai piena - è l’opera forse più matura passata sugli schermi senesi, una meteora che lascia indietro anche certe ben più costose produzioni passate sui grandi network pubblici e privati. Dino Castrovilli